Un viaggio nel viaggio - PART 2

Dov'eravamo rimasti? Ah giusto, il 21 Luglio 2014. Il mio viaggio nel grande viaggio o forse dovrei dire il grande viaggio nel viaggio.. Mmmm, ancora non l'ho capito.


Anyway, erano mesi che piangevo e mi lamentavo. Stavo lavorando, avevo la mia routine di tutti i giorni e avevo più o meno dei piani ("Pianini"), però non ero felice.


La mattina mi svegliavo stanca, la sera non sarei mai andata a dormire. Mangiavo troppo. Non socializzavo, non lo so. Qualcosa mancava. Cosa? Uno scopo. Un goal (obiettivo).


Lo avevo perso. Io avevo un OBIETTIVO e me l'ero perso per la strada.


Era il 10 Giugno quando ho chiamato Alessandro in lacrime dopo il lavoro e gli ho detto "Amorino, ma che cavolo sto facendo io qua? Questo lavoro è stato una manna dal cielo, ma io non sono questo. Io posso fare di più. Io devo fare di più, altrimenti muoio prima del tempo!!!". Ale poverino non sapeva cosa dirmi di preciso, soprattutto perchè le mie parole e la mia voce erano così definitive "Adesso inizio a cercare lavoro nelle scuole. Domani voglio svegliarmi da insegnante. E se Perth non mi vuole, allora io non vorrò lei e me ne andrò a Melbourne". Ale era ancora più scioccato. Non era arrabbiato, era dispiaciuto perchè avevo perso la scintilla, la spinta e soprattutto la speranza.

Il giorno dopo sono andata all'ITALO-AUSTRALIAN WELFARE CENTRE in Fitzgerald street armata dei miei certificati di laurea, del mio IELTS 7.5 e di buoni propositi. Ho parlato con la School Officer per più di un ora. Quando sono uscita di lì avevo in mano tutti i documenti per iscrivermi all'albo degli insegnanti di italiano e un lavoro. Si cari miei, io mi sono addormentata da commessa e mi sono risvegliata da maestra elementare di italiano.



Cosa ho detto allo School Officer? La verità. Le ho detto chi ero, cosa volevo e dove sarei voluta arrivare. Tenevo in pugno il mio obiettivo e non l'ho mollato fino a che non ho ottenuto un si come risposta.

Ecco cosa è successo il 21 Luglio 2014. Quello è stato il mio primo giorno ufficiale da maestra.

Io sono una maestra. 


Ovviamente ho delle limitazioni perchè la mia laurea non è australiana. Ma non mi importa.
Io quando entro in classe sono "Signorina Angeloni the italian teacher". 



Una volta arrivata qua ho capito che non sarebbe stato semplice fare il mio lavoro. Sapevo dell'università, sapevo della concorrenza e così ho abbassato la testa e ho iniziato da zero. Ho lavorato in un bar, poi in una caffetteria, poi in un ristorante, in un afterschool (un paio di ore a settimana), ho lavorato e lavoro ancora in una farmacia come commessa. Insomma, ho fatto di tutto e mi sono riscoperta versatile e brava. 

Il problema non è stato quello di entrare nel meccanismo dei casual jobs, ma quello di uscirne. Non è semplice trovare un contratto quando si ha una temporary visa. Nessuno è contento di spendere soldi per te, a meno che non ne valga la pena. 

Ma questa è un'altra storia. Torniamo alle elementari.

Ho iniziato come relief teacher, ovvero come supplente in quanto un insegnante aveva preso un term off (10 settimane di vacanza). La scuola dove insegnavo era Mary's Mount Catholic Primary School (Pensate che Heath Ledger è stato uno studente di questa scuola!!!). 



All'inizio i bambini mi guardavano con sospetto, guadagnarmi la loro fiducia non è stato facile per niente ma alla fine ce l'ho fatta. 
Ricordo ancora il primo giorno quando sono entrata in Year 4 e i bambini erano tutti in piedi; allora ho chiesto gentilmente se potevano sedersi e in men che non si dica tutti erano perfettamente seduti con il quaderno di italiano aperto sul banco. 
La mia reazione è stata più o meno quella di Homer Simpson davanti ai donuts: 
Faccia stupita, una nuvoletta che partiva dal cervello e che diceva esattamente così 

WOOOOOWWWW!!!



Ero un insegnante. Un insegnate in classe che faceva lezione, insegnava italiano ai bambini (QUELLO VERO, NON LE SOLITE CAVOLATE DEI COLORI E DEI NUMERI).
E indovinate un pò? Loro si divertivano tanto. Io mi divertivo tanto. 



Ho insegnato anche in altre scuole, Spearwood Primary School,






Springhill Primary School e Majella Catholic Primary School. 

In ogni scuola ho avuto esperienze diverse. In molte scuole ho avuto a che fare soprattutto con bambini tra i 6 e gli 8 anni. 

Gli ho insegnato tante cose sull'italia, gli ho raccontato tante storie e gli ho parlato in italiano e la soddisfazione più grande era sentirli parlare e rispondere alle domande correttamente.

 


Adesso vi stupirete e vi starete chiedendo per quale motivo tutto questo sarebbe fantastico? Non è quello che fanno i bambini in Italia quando imparano l'inglese?
No miei cari, i bambini italiani imparano molto di più credetemi. Qua i bambini vengono cullati e facilitati in tutto, non fanno i compiti a casa e hanno una sola ora a settimana di italiano, una. E adesso il governo ha deciso di tagliare i fondi per la lingua straniera cosicchè in molte scuole non avranno piû la possibilità di studiare italiano. 



                                 



Io non sono mai stata severa con loro ma posso assicurarvi che ho sfruttato ogni singola ora, dal primo all'ultimo minuto, per insegnare ai bambini qualcosa sull'Italia e di Italiano. 
Non mancavano i giochi e le canzoncine per i piccolini, ma soprattutto puntavo sul  vocabolario e con i più grandi pure sulla grammatica. 



A Majella i bimbi più grandi mi dicevano che ero cool per il tatuaggio sulla gamba ma che ero troppo esigente per i loro standard. Pensate che all'inizio me le facevano di tutti i colori.

Il primo giorno di scuola del term 4 sono entrata in Year 6 e tutti i bimbi erano seduti. Io inizio la lezione presentandomi e parlando di Lucca (la mia città natale), poi facciamo dei giochi e tutto sembra andare nel verso giusto. Esco dalla classe soddisfatta e la settimana dopo rientro in classe convinta di averli in pugno.

Ora premetto che ero stata avvertita dai miei colleghi sul possibile comportamento negativo della classe; e mi avevano detto di usare il pugno di ferro con loro perchè non mi avrebbero dato vita facile.
Io sinceramente dopo la prima lezione credevo di essere una sorta di Wonder Woman visto che tutto era andato bene. 


La settimana dopo entro in classe e trovo tutti in piedi o seduti sui tavoli o fuori della classe. Dopo 10 minuti riesco finalmente a farli sedere, tutti tranne uno il quale prende una bottiglia d'acqua e se la versa tutta addosso!!!
Io, interdetta. I ragazzi, si spaccano dalle risate. Io, lo mando ad asciugarsi e uso il loro traffic light (Se il nome è su verde significa che sono buoni, se è sull'arancione non lo sono troppo, se è sul rosso sono nei guai e lo studente deve pagare una multa o andare dal preside). Lui era già sull'arancione, così io l'ho messo bello comodo sul rosso (MULTA).

Ma fosse finita qua...
Finita la performance del primo, inizia quella di un altro ragazzo il quale mi dice "Miss I don't want to study italian, I'll sit nice and comfy here" e mette i piedi incrociati sopra al tavolo. 

Io lo guardo e penso...

Poi calma e col sorriso sposto il tavolo piano piano in avanti e faccio cadere i suoi piedini. Lui ride, io pure.... 
Lo faccio sedere davanti a tutta la classe e molto pacatamente gli chiedo se può mostrarmi come ci si siede correttamente sulla sedia. Lui lo fa e io lo ringrazio. Poi lo avverto che quella sarà la posizione che dovrà continuare a tenere fino alla fine della lezione. Ovviamente il nome salta da verde a rosso. Lui mi risponde con un "Miss my name goes on Orange, not red. You owe me a warning". Io ho iniziato a ridere tranquillamente e ho chiesto se per caso anche il resto della classe avesse bisogno di un warning per capire dove dovevano stare i loro piedi. Ovviamente tutti si sono messi a ridere e lui ha capito la lezione. 
Tutto questo ha portato via mezz'ora di lezione, così ho dovuto spiegare in 30 minuti la lezione di un'ora. 


Quasi ogni settimana ne inventavano una nuova per perdere tempo, ed ogni settimana ero pronta a rilanciare. La cosa importante è non perdere mai il sorriso e la fiducia in se stessi.


Grazie al cielo loro erano gli unici a sfidare la mia pazienza in questo modo, ma devo ringraziarli. Quella fermata mi ha insegnato a gestire il loro comportamento e quello di altri. Ho imparato e capito come e quando agire da insegnante severa e in ogni caso non ho mai mollato la presa. Avevo un obiettivo, insegnargli italiano e l'ho fatto, fino all'ultimo giorno di scuola.


                                     
Adesso sono in vacanza e mi godo i miei giorni liberi, uno dopo l'altro. Lavoro qualche giorno in farmacia  ma come dicono qua "Every little bit counts".



Questo grande viaggio non era che una grande fermata. Non so ancora dove mi trovo. Se dovessi disegnare una linea del viaggio direi che io sono a metà tra una grande e una piccola fermata (una sorta di fermata della fermata).


Ho conosciuto tanti bambini fantastici, voglio bene ad ognuno di loro e spero che continueranno ad essere curiosi così come lo erano con me.


Sono felice di aver incontrato anche molti (non tutti) dei miei colleghi i quali mi hanno aiutata ad integrarmi nelle classi e nelle scuole. Molti di loro mi hanno fatto pure una festa a fine semestre e mi hanno fatto dei regalini.




Sono rimasta proprio contenta. Sono fiera di quello che ho fatto, perchè sì, ho fatto tutto da sola e mi sono meritata tutto ciò che ne è venuto di buono e anche di male.

Del buono ho gioito  e dal male ho imparato molto. 



  

Commenti

  1. ciao valentina! complimenti per il tuo blog è molto interessante e divertente! ho deciso anch'io di partire e ad aprile arriverò a Perth. Siccome l'anno prossimo mi laureerò in Scienze della Formazione Primaria a Torino mi piacerebbe fare un'esperienza come assistente di lingua italiana su cui poi impostare la mia tesi. ho provato a contattare un po' di scuole italiane a Perth ma non ho avuto risposta. hai dei consigli da darmi su come muovermi? ti ringrazio molto.
    Ilenia

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